lunedì 31 ottobre 2011

Hollywood rides again - parte terza

Continuo con la trascrizione di questo vecchio articolo apparso sulle pagine di Metal Extra Speciale HollYwood nei primi anni '80 del secolo scorso. 


...Queste vestigia della vecchia Hollywood, con la parrucca, con i segni del liftting, non sono altro, oggi, che dei venerabili pezzi da museo. "Finire è più difficile che cominciare" diceva giustamente Henry Fonda al suo giovane ammiratore Terence Hill, ne Il mio nome è Nessuno, di Tonino Valerii, che simbolizzava a meraviglia questo spietato cambio della guardia. Fonda avrebbe dovuto terminare la sua carriera con questa eccellente osservazione; come Steve Mc Queen avrebbe dovuto finire con Tom Horn... Il buon vecchio Wayne invece ha azzeccato il momento d'andarsene. Malato di cancro, si fa uccidere in un assurdo duello che lui stesso ha provocato, sotto gli occhi di un ragazzino che lo idolatra. E d'altronde è ancora più buffo constatare che quel ragazzino è interpretato da Ron Howard, il giovane protagonista di Happy Days teleromanzo a puntate di cui andava pazza la nuova generazione americana... il film om questione è appunto The Shooting.

Uno degli ultimi western del resto...Oggi i cowboys virili dallo sguardo d'acciaio sono sostituiti da mercenari dello spazio: il western della nuova Hollywood è StarWars, è Superman, in cui i trucchi cinematografici hanno il sopravvento sulle vedettes e persino sui registi. D'altro canto, parlando di registi, non è curioso constatare che le vere vedettes oggi sono loro? Francis Ford Coppola, George Lucas, Walter Hill, Woody Allen, Bryan De Palma, Irvin Kerschner, Stanley Kubrick (avrei dovuto citarlo per primo questo qui!), Sam Peckinpah, Don Siegel, William friedkin, Alan Parker, Alan J. Pakula, Michael Cimino, Sideny Pollack e gli altri.

Questi signori ci offrono un cinema forse meno gradevole rispetto a quello dei loro predecessori, le storie sono spesso meno allegre, ma nel complesso non ci abbiamo perso nel cambio. Se ieri Marlon Brando urlava "Stella" con la maglietta strappata, oggi lo si può vedere grasso e calvo, lucido di sudore, recitare poesie scacciando le mosche nella calura umidiccia del VietNam; e poi abbiamo anche la recitazione isterica di un Jack Nicholson, lo sguardo da teppista incallito di una Gena Rowland, favolosa Gloria ; ci sono le mascelle contratte di Bruce Dern, la gargantuesca buffoneria di un John Belushi, il fascino senza trucco di una Jill Clayburgh, la violenza di un Nick Nolte...e poi restano comunque delle star tradizionali: Robert Redford (a suo danno) Jacqueline Bisset, Clint Eastwood.

Allora, è sempre morta Hollywood? Certo che no...Ha cambiato volto, ecco tutto. E allora siate in anticipo sui tempi: invece di collezionare foto di Marylin, di James Dean, di Bogart (pace all'anima loro), cominciate a collezionare De Niro, Nicholson, Cassavettes... Vedrete, tra quarantanni saranno alla moda!!!.

Philippe Setbon

Ps
Credo che l'autore dell' articolo sia questo, vai a vedere >>>

domenica 23 ottobre 2011

Hollywood rides again - parte seconda

Proseguiamo la lettura di un vecchio articolo pubblicato su Metal Extra Tutto Cinema nei primi anni '80, la prima parte la trovate qui.


Per fortuna gli altri sono più furbi; Robert de Niro non ci pensa due volte ad ingrassare di 30 chili in Racing Bull, non esita cambiar faccia, aspetto, voce, atteggiamento: ad ogni modo, più cambia più è lui. Dustin Hoffman è più delicato; è sempre lo stesso e oscilla continuamente tra la gloria e l'oblio con qualche successone, di tanto in tanto, come Kramer contro Kramer che lo riporta sulla cresta dell'onda per aprecchi anni; Al Pacino il bisognoso, che ad ogni film dà itutto quel che possiede, al punto di riuscire a commuoverti (avrebbe il coraggio di affermare che non pensava all'Oscar recitando la scena del processo in Giustizia per Tutti ?); il vero problema di queste nuove stars è che non sono più dei volti, dei personaggi ai quali il pubblico possa aggrapparsi: sono diversi a ogni nuovo film. Quanti di loro si sono giocati la carriera? Per mancanza di fortuna, per dei films scelti male...

Gene Hackman con quel suo brutto muso di barman brontolone: nel dimenticatoio. Richard Dreyfuss, Roy Scheider che non riescono a decollare... Perdendo le aure mitiche, le vedettes hanno certamente reso il loro mestiere ancora più crudele. Prima uno era finito quando invecchiava, oggi quando l'ultimo film non è andato bene.

Certo che con questo nuovo metodo, le carte vincenti sono diventate rare a Hollywood; John Travolta: due trionfi e si ritrova has-been a venticinque anni col suo talento limitato e i suoi passi di danza già demodè. Farrah Fawcett dà il suo addio al successo della serie televisiva Charlie's Angels per entrare a testa alta tra le vedettes mediocri di serie B... Quanto ai vecchi è una vera e propria ecatombe: chi resta ancora in piedi delle nostre stars favorite degli anni 50? Non Kirk Douglas che si aggrappa pietosamente alla sua immagine di ironico arrivista all'età di 65 anni; non Burt Lancaster, con il sorriso ormai ingiallito, e che interpreta ruoli di secondo piano in film-catastrofici o in drammi italiani; non Henry Fonda che appare per trenta secondi in tutti i suoi ultimi films, come presidente o come generale; non Anthony Quinn abbonato a ruoli di patriarchi tuareg  in super produzioni che nessuno va più a vedere...
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Per oggi basta così, il finale dell'articolo lo trovate nel prossimo post. Intanto, è molto probabile che l'autore del post. Nel frattempo vi segnalo un bellissimo sito che parla anche di Hollywood.

sabato 15 ottobre 2011

Hollywood rides again - parte prima

Hollywood...Nostalgia. Riflettori, vestiti da sera. Hollywood parola magica. Hollywood e i suoi miti. Bogart che colpisce la testa della moglie Mayo Method con il Falco Maltese, al ritmo di As time goes By; Errol Flynn che rimorchia le ragazze all'uscita di scuola col suo cappello piumato alla Robin Wood; Marylin Monroe  che gira 60 volte la stessa scena per affermare che il diamante è il miglior amico di una donna; James Cagney che si tira su la tonaca e massacra col mitra alcune migliaia di comparse; quel gran babbeo di Gary Cooper che eredita un impero e suona il trombone; John Wayne col suo sorriso sdentato che si azzuffa per un'ora, nei film che duravano un'ora e dieci; Rita Hayworth che si sfila i guanti e fa ululare tutti gli allupati di Tex Avery; e poi tutti gli altri...Spencer Tracy, Katharine Hepburn, Cary Grant, Jamese Stewart, Ava Gardner, Joan Crawford, etc...
Già, ma tutto questo non c'è più. Finito! Dobbiamo arrenderci all'evidenza. Tra Via col Vento e Apocalypse Now ne sono successe di cose! Sono già trascorsi quarant'anni, per essere esatti. E Hollywood è cambiata. E' il meno che di possa dire...

Hollywood che ieri era il cuore del cinema mondiale, oggi non è altro che una delle sue arterie e non sempre in buona salute. E poi c'è tutta una mentalità che è cambiata; ancora ieri Deborah Kerr attraversava la Jungla con una superba messa in piega e dei vestiti stirati di fresco ne Le miniere di Re Salomone; oggi in Starting Over, Jill Clayburg si asciuga le ascelle con i kleenex aspettando il suo amichetto...

Cecil B. deMille e John Ford si rivolteranno probabilmente nella tomba ma è così. Non ci si può fare nulla. Guardate i nuovi eroi. Chi succede a Borgart? C'è Lee Marvin, mascalzone dalle labbra tumide e alcolizzato, che uccide degli innocenti senza scomporsi, e che violenta le signore ridendoci sopra; Charles Bronson, individualità incolta e taciturna dalla faccia da indiano che massacra i gangster, la notte a New York. E come gli piace!; e l'ultimo, in ordine di tempo, tra i "duri"; Burt Reynolds, cascatore peloso e buontempone, che collesiona films brutti come altri collezionano francobolli...

Chi ha preso il posto di Gary Cooper? C'è Clint Eastwood ...il primo era timido, puro e generoso, i lsecondo è razzista, misogino e dal grilletto facile. Si dirige da sé, con un'epica megalomania, il viso contratto in un'espressione di profondo disprezzo. C'è anche Christopher Walken, angelo febbricitante e sonnambolico che si è rivelato in Deer Hunter.


E i comici? A Laurel & Hardy, Jerry Lewis sono succeduti Woody Allen che non fa più ridere nessuno, neanche se stesso, sopratutto; Mel Brooks con i suoi pastiches deliranti, pieni di strizzatine d'occhio agli iniziati; la banda del National Lampoon... Quanti geni... Prima Hollywood si vantava di averne uno solo: Marlon Brando. Oggi sono tanti. E devono battersi duramente, farsi un culo così ad ogni film per non perdere terreno. Perchè basta un passo falso e addio! Prendiamo Brad Davis: un trionfo in Midnight Express, un fisco e ce lo ritroviamo mogio mogio in una serie televisiva.
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Questa è la prima parte di un articolo apparso su Metal Extra Tutto Cinema nei primi anni '80, la seconda parte, nel prossimo post. Non sei curioso di conoscere la Storia di Hollywood?

martedì 4 ottobre 2011

Hollywood sulla Tuscolana


Per oggi un'altro interessante articolo ripreso dal Metal Extra dedicato al Cinema. L'autore, un giornalista francese ( Alan Paucard ) analizza lo sviluppo industriale di Cinecittà negli anni '60 e ne studia le cause.

GLI EMIGRANTI DI HOLLYWOOD

6 settembre 1970 al cinema Action Lafayette, Jacques Tourneur risponde alle domande del pubblico. Tutti i buoni discepoli della cinefilia (la cinefilia è come la Legione, bisogna farsi un culo così) tengono a far vedere al Maestro che conoscono i suoi classici. Pendez-moi haut e court, Course of Demon sono oggetto di osservazioni che dimostrano una grande competenza. All'improvviso una voce:
-Perchè ha girato La Battaglia di Maratona in Italia?-
-Ma...per la grana, vecchio mio.-
Tourneu asoetta che si esaurisca l'ilarità generale e aggiunge:
-Steve Reeves voleva un regista americano per il suo terzo film.
"Con un regista italiano sembro un imbranato, non capisco una parola", doceva. Mi hanno inviato il copione della "Battaglia" in italiano. Anche sul posto non ho avuto diritto ad un interprete. il contratto prevedeva solo due settimane di riprese. Hanno prefertito non pagarmi oltre, il film l'ha terminato il produttore, compresa la scen del combattimento sott'acqua.

Tourneur non fu l'unico regista americano a lasciare le penne sotto il sole ri Roma. Frank Borzague viene ingaggiato per un remake de L'Atlantide. Malato, cede il posto a Edgar G. Ylmer. Il film fu girato in inglese con attori italiani e francesi che non parlavano l'inglese. Si accordarono su dei segni convenzionali per far capire ai loro partners che avavno finito la battuta.

Persino Raoul Walsh, nel 1960 viene a girare Ester e il re in Italia. Allora, cosa mai è  successo a cavallo degli anni '50 e '60 perchè dei registi degli attori americani si siano precipitati verso la Hollywood italiana: Cinecittà?

L'Italia è di moda. Il bisogno di colore locale ci spiega perchè Clark Gable gira "Accadde a Napoli" e Cyd Charisse "Assassinio Made in Italy". Solo Cyd e Clark non hanno problemi di popolarità. Non è ovviamente il caso degli attori che si precipitano in Italia e per i quali è stata inventata la più orribile delle espressioni: "has been", letteralmente "è stato". Certo Boris Karloff  "è stato", Joseph Cotten "è stato", ma Geoge Montgomery, Guy Madison, John Ireland, John Saxon non sono mai stati granchè.

L'influenza tentacolare della tv americana  detronizza la serie B a scapito dei telefilm. Ma la doppia programmazione nelle sale cinematografiche popolari americane esige una pari produzione di films d'avventura non-troppo-belli-non-troppo-cari. I dirigenti delle compagnie americane, gente pratica, insediatisi stabilmente dalla Liberazione nelle organizzazioni padronali italiane, esportano capitali e attori nella città dai sette colli. Il costo delle riprese è bassissimo, gli "has been" hanno, nonostante tutto, un volto conosciuto nella madrepatria, il denaro rientra.
Meglio, vengono girate direttamente in Italia produzioni esclusivamente americane: Cleopatra, Ben Hur. Logica conseguenza, dei regist italiani prendono degli psudonimi anglosassoni. Riccardo Freda sarà il primo a chiamarsi Robert Hampton, molto prima che Sergio Leone prendesse il nome di Bob Robertson (a meno che non sia Robert Bobson).
Quando agli attori statunitensi, loro vengono, il tempo di uno o più cachets, ad esibire i loro muscoli o a masticare dei sigaretti: Jeffrey Hunter, ne L'Oro dei Cesari, Jack Palance ne I Mongoli, e El Mercenario, Ernest Borgnine ne I 4 Mercenari di El Paso e anche, Last but not least, Orson Welles in 3 per un massacro.
Senza dimenticare Tony Musante, Farley Granger, Arthur Kennedy, Woodyu Strode, Ty Hardin, Roy Calhoun, Tab Hunter (quest'ultimo super-vedette affimere degli anni '50).
Hanno il male del paese? Sicuro, stando a quel che afferma Errol Flynn, uno dei primi ad andare a fondo con la sua disavventura italiana: Guglielmo Tell.
"Nel nostro appartamento romano era un continuo viavai. Tutti i vagabondi dell'Europa, re decaduti, celebrità vacillanti, gente del cinema, entravano e uscivano, sembrava un porto di mare...La Warner mi aveva scaricato...Ero a pezzi, bevevo..."
E più avanti "Continuo a venire qui, cercando di salvare il salvabile, e spero ancora di realizzare il mio film, ma bevo più che mai".
Una rondine non fa primavera, ricordiamoci de La dolce vita dei sopravvalutato Fellini, Lex Barker vi recita la parte di un signor Muscle, che, come Steve Reeves e Gordon Scott, va ad arenarsi in una spiaggia romana, bello-tutto-muscoli ben presto preso nel vortice delle folli notti tomane.
Minelli, dopo il suo capolavoro su Hollywood, Les ensorcelés, gira il film su Cinecittà 15jours ailleurs. Allora, inatteso, il fenomeno del western all'italiana sommerge l'Europa e gli Stati Uniti; e Henry Fonda, Charles Bronson, Jason Robards, Eli Wallach, Rod Steiger e James Coburn sono piuttostio fieri di essere diretti da Sergio Leone. Meglio. Il western all'italiana fabbrica le vedettes americane di domani. Clint Eastwood fa furore in Per un pugno di dollari nel 1964, e un po' meno, Burt Reynolds in Navajo Joe nel 1966. Senza dimenticarci di Lee Van Cleef. La produzione di serie B viene definitivamente assotigliata dai telefilm: Cinecittà muore. E gli has been ritornano in patria.

Alain Paucard da METAL EXTRA Speciale Cinema

Qualcosa in più su Cinecittà?
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