Nei prossimi anni vedremo un grosso espandersi della diffusione di dispositivi portatili quali smartphone e tablet, un po' dura la vedo per i netbook che, a rigor di logica, dovrebbero vedersi rimpiazzati dai più comodi tablet. A questo, possiamo aggiungere che, sebbene non lo vediamo, nascono nuove piattaforme e nuovi protocolli che ogni giorno amplificano, velocizzano, migliorano il rapporto tra le diverse entità della rete.
Questo mutare delle cose fa si che i modelli di marketing tradizionale non siano più validi, perchè cambia pesantemente il rapporto che il cliente ha con il produttore e viceversa. la rivoluzione del web2.0 iniziata dieci anni fa ed ora forse giunta a sua completa maturazione, ha dato agli utenti il potere di creare contenuti web, facilitando lo scambio interpersonale di opinioni. Se teniamo conto che i due terzi degli internauti frequenta social network di vario genere, potete rendervi conto come questo passa parola possa avere effetti positivi o negativi a seconda dei casi.
Teniamo poi conto che il web delle directory, delle categorie è defunto e tutte le sue dinamiche interne si muovono sulla logica delle parole chiave, delle app che creano un sistema interconnesso con un potenziale veramente incredibile.
E' un mondo che fatica ad essere compreso dalle piccole e medie aziende che potrebbero trovare in questa realtà un modus per farsi conoscere sul mercato ed ai potenziali clienti. C'è da tener presente che questi potenziali non si limitano ai social network, anzi, necessitano d'essere integrati con siti di proprietà dove l'azienda può costruire un suo dialogo privilegiato ed interattivo con i propri referenti e poi, magari, utilizzare i social network come veicoli di diffusione dei messaggi.
Il valore gli utenti "portati a casa" viene spesso sottovalutato, affidarsi a servizi terzi, magari gratuiti, si paga con la perdita o la condivisione di quelle informazioni che in realtà sono le più importanti nei modelli competitivi di oggi.
Quello che gli esperti segnalano, il problema da risolvere, non è tanto la mancanza di investimenti delle aziende nelle nuove tecnologie mediatiche, ma la mancanza di un cambiamento culturale ed organizzativo che possa trovare in queste nuove opportunità un suo utilizzo adeguato generando risultati apprezzabili.
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